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Intervento in Consiglio Comunale del 20 dicembre 2018 - Documento Unico di Programmazione
di Tommaso Cristofori
Intervento DUP
Il contesto socio economico nel quale si presenta il DUP, ed il bilancio di previsione, ci conforta e ci conferma che questi nove anni di amministrazioni comunale, sono stati segnati da una gestione della cosa pubblica lungimirante, competente e coraggiosa.
Lo dico perché fare un bilancio di mandato come ha fatto l’altro giorno sulla stampa il coordinatore di FI (o come ha fatto sulla Holding), equivale a valutare la città come se in questi anni fosse cresciuta dentro una palla di cristallo, fuori da un contesto (nazionale provinciale europeo) che ci ha visto attraversare dei veri cataclismi: una crisi economica finanziaria mondiale e nazionale mai verificatasi dal dopoguerra a oggi, che ha comportato continui tagli di trasferimenti, il fallimento della nostra banca di riferimento locale, il terremoto le 2012.
E’ un esercizio di citazioni di dati o numeri, che se non si analizzano con idonei strumenti di misura per confrontali e studiarli, serve solo a fare confusione e non consente di trasmette informazioni utili per scegliere, ma solo per accusate; per non parlare poi di quanto non avendo argomenti per ribattere si passa al sospetto fine a se stesso.
Nemmeno il DUP per la verità, ci consente oggi di misurare realisticamente la crescita di questi anni circoscritta al territorio comunale, in quanto gli indicatori fanno spesso riferimento a dati provinciali, che notoriamente riducono gli indici a svantaggio del capoluogo.
Come per Es. la variazione del “valore aggiunto totale” provinciale che è sopra la media nazionale, ed ha superato il livello medio di questi ultimi 10 anni ed in linea con quello regionale, pur non raggiungendo ancora i dati pre crisi finanziaria.
Se Nomisma colloca Ferrara tra le città più attrattive per investire, qualcosa vorrà dire?
Se i dati relativi all’imponibile IRPEF (fonte MEF) il reddito medio dei ferraresi, già dal 2016, mette Ferrara al 7 posto e tra le pochissime città capoluogo (17) dove si sono superati i livelli medi pre crisi, e l’imponibile medio risulta sopra la media regionale di una regione trainante come ER. (21.933 euro è più alto di quello medio regionale 21.269, quello nazionale a circa 19.500)
Qualcosa vorrà dire se, dai dati Ispra diffusi ieri sui 120 comuni maggiori in Italia, emerge che, nonostante Ferrara comune abbia, come sappiamo, un grave saldo negativo morti-nati, il tasso complessivo demografico è di crescita del 2% negli ultimi 3 anni a causa di un tasso migratorio interno (da altri Comuni) e da un tasso migratorio esterno positivo, cioé vengono più che andare via! per cui siamo al 30° posto in Italia (e tra coloro che crescono), vorrà forse dire che in qualche maniera siamo attrattivi o no? se il dato sulla popolazione immigrata e decisamente positivo (e non parliamo del vs. incubo di immigrazione).
Qualcosa vorrà dire se tasso di occupazione di 71,6 registrato nel 2017 è largamente superiore non solo a quello medio provinciale (67,6%), ma anche a quello regionale (68,6%) e, ovviamente, a quello nazionale (58%); risulta praticamente allineato con il tasso provinciale di Bologna, che è il più alto d’Italia dopo quello di Bolzano. Nel 2008 (ultimo dato pre-crisi) eravamo al 67,1, nel 2017 al 71% e oggi al 71,6%.
Fortunatamente Il Comune di Ferrara può vantarsi di avere una indagine ogni anno (da 30 anni) sulle famiglie in modo da disporre di dati attendibili, ed uno dei dati più importanti è appunto il tasso l'occupazione, che in 30 anni è cresciuto in città di ben 8mila persone: gli occupati (dai 15 ai 64 anni) erano infatti 50mila 30 anni fa e sono oggi 58mila, quindi c'é stata una crescita (rilevante) del +16% .
Abbiamo poi straordinari potenzialità grazie alla ns. l’università e tutto quello che rappresenta in termini di indotto, ma soprattutto di ricerca e innovazione.
Abbiamo straordinari potenzialità con il turismo per continuare come in questi anni dove abbiamo saputo valorizzare il nostro territorio e le nostre bellezze, se guardiamo i numeri dei risultati ottenuti.
Questo lo sottolineo perché se si vogliono fornire dei dati sui quali poi esprimere un giudizio rispetto al governo della città in questi anni o fare proposte politiche, fa abbastanza ridere prendere il dato dei disoccupati del 2009 e confrontarlo in modo assoluto con il 2018 solamente (ragionando poi che un sindaco potesse avere una fabbrica di posti di lavoro) oppure sbandierare cifre sulle consulenze esterne, come abbiamo sentito fare anche ieri.
Oggi abbiamo certamente altri importanti e complessi problemi da affrontare: in termini di inquinamento, su ambiente e mobilità, o come integrazione agli immigrati che oggi vivono nella nostra città; o come il forte declino demografico, che rischia di portare al collasso interi paesi e comunità della nostra provincia in particolare.
Questi anni, senza fare trionfalismi ma nemmeno catastrofismi come piace tanto alla Lega, ci viene consegnata un Ferrara che ha saputo attraversare momenti molto difficili e superarli con competenza e coraggio, che si presenta sul mercato del lavoro con le carte in regola per continuare ad attirare investimenti che portino lavoro, che la mantengono viva, bella attrattiva.
Gli aspetti per noi più preoccupanti invece di questo documento e quindi del prossimo futuro per le politiche di governo della città, sia essa governata dal CS o dal CD, derivano dalle decisioni dell’attuale governo, imposte agli enti locali, esattamente in contrasto con una politica di autonomia federalista.
Un aspetto riguarda gli indici di crescita macroeconomica programmata che sono stati previsti dal governo e che sono privi di qualunque attendibilità, dai quali derivano poi le azioni previste nel DUP
Un secondo aspetto, altrettanto preoccupante ed incerto sono le politiche che sino ad ora il governo a promesso fin dalla campagna elettorale che da un alto impediscono nella loro incertezza qualunque tipo di programmazione, che un comune ben amministrato dovrebbe essere messe nelle condizioni di poter programmare (vedi ad es. la gestione del personale); dall’altro la volontà di accentramento nelle gestione delle politiche sociali di sostegno alla povertà che solo un ente locale per il suo legame e conoscenza del territorio può gestire nel modo migliore;
Per non parlare poi delle ripercussioni del DL 113, un provvedimento che mina volutamente la sicurezza dei nostri quartieri, al contempo nega per decreto una speranza di integrazione degli immigrati che già oggi vivono qui, ma che al contrario non li riconosce come cittadini, per non dire come persone.
Definire linee strategiche sarà sempre più complicato e incerto nei prossimi anni con un governo di questo tipo, che fonda le sue scelte sulla pancia e non sul lavoro degli italiani.