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Mozione - Quota degli oneri di urbanizzazione secondaria (U2) da destinare a favore degli istituti religiosi

di Ilaria Morghen - 18.8.2016

P.G. 92938/2016

Premesso che:

- gli oneri di urbanizzazione vengono così definiti dalla Regione Emilia Romagna:
“Sono contributi dovuti ai Comuni da coloro che realizzano interventi di costruzione e di trasformazione edilizia per partecipare alle spese che i Comuni stessi sostengono per l’urbanizzazione del territorio di loro competenza. Gli oneri si distinguono in oneri di urbanizzazione primaria (U1) e secondaria (U2). I primi concorrono alla realizzazione di strade, parcheggi, fognature, illuminazione pubblica, verde pubblico, sistemi di distribuzione dell’acqua, dell’energia, del gas. Quelli di urbanizzazione secondaria sono destinati alla realizzazione di scuole e asili, chiese, centri civici, parchi urbani, impianti sportivi, parcheggi pubblici. La loro entità varia in relazione all’ampiezza demografica, alla collocazione geografica e allo sviluppo economico del comune di riferimento, e in rapporto alla zona in cui si interviene (centro storico, prima periferia, zona di espansione urbana, zona agricola ecc.), al tipo di opera (nuova costruzione o ristrutturazione), nonché alla destinazione d’uso dell’immobile (residenziale, direzionale, commerciale, artigianale, industriale ecc.). I criteri di applicazione, uniformi per tutto il territorio regionale, indicano le modalità di applicazione ed i casi in cui ai Comuni è consentito modificare le entità determinate dalla Regione. La Regione aggiorna i valori degli oneri di urbanizzazione ogni cinque anni”;
- In particolare, i beneficiari degli oneri di urbanizzazione secondari, sono definiti dalla delibera regionale 849/98:
a) gli asili nido e le scuole materne;
b) le scuole dell’obbligo;
c) i mercati di quartiere;
d) le delegazioni comunali;
e) le chiese e gli altri edifici per servizi religiosi;
f) i centri civici e sociali, le attrezzature culturali e sanitarie;
g) gli spazi pubblici a parco e per lo sport;
h) i parcheggi pubblici;-

- l’incidenza degli oneri urbanizzazione secondaria (U2) salvo diverse percentuali stabilite con deliberazione del Consiglio comunale, è così indicata per tutte le classi di Comuni:

- le chiese e gli altri edifici per servizi religiosi 7 %.

Questo 7% viene così finalizzato:
“..il Comune, d’intesa con gli enti religiosi istituzionalmente competenti, destina la quota percentuale indicata [...]per chiese ed altri edifici per servizi religiosi, in primo luogo all’acquisizione di aree previste dagli strumenti urbanistici vigenti per chiese ed altri edifici per servizi religiosi, da cedere gratuitamente in proprietà all’ente religioso, ovvero al rimborso delle spese documentate per l’acquisizione di dette aree, ed inoltre ad interventi per la costruzione o il ripristino di attrezzature religiose, con particolare riferimento ai valori monumentali e storici. Si intende per attrezzature religiose gli edifici per il culto e le opere parrocchiali, gli istituti religiosi educativi ed assistenziali per bambini e anziani, le attrezzature per attività culturali, ricreative e sportive”.

Considerato che

1) in Italia, si riafferma continuamente la separazione tra Stato e Chiese, ivi compreso il superamento dei patti lateranensi;
2) la supposta adesione maggioritaria alla religione cattolica dovrebbe essere considerata alla luce di dati analitici. La percentuale nazionale dei contribuenti che firma in occasione della scelta dell’8 per mille (dichiarazione dei redditi 2012), si attesta a solo il 45,44% del totale mentre, il 54,14 non ha espresso alcuna opzione. In linea generale, colpiscono alcune discrepanze tra i dati ufficiali relativi alle religioni praticate in tutta Italia e le scelte dei contribuenti. A fronte di un 64% di cattolici (dati Censis), corrispondenti a circa 38 milioni di italiani, in 15 milioni hanno optato per il Vaticano: pur togliendo chi non ha reddito, si può dire che gli indifferenti all’8 per mille, la fetta dei cattolici è quella più ampia, con meno della metà dei contribuenti che sceglie di destinare l’8 per mille alla Chiesa Cattolica, a cui comunque la destinazione per il 2013 ha visto un incasso pari ad 1 miliardo e 19 milioni all’anno.(Fonte Sole 24Ore);
3) le istituzioni dirottano alle Chiese, cattolica in testa, ingenti somme di denaro sottraendole ai bilanci pubblici: alcuni di questi finanziamenti sono noti, seppur superficialmente, come l’Otto per mille. Altri sono invece ignoti ai più;
4) che tra questi ultimi spicca una ‘tassa nascosta’, sconosciuta ai più, che una legge dello Stato prevede possa essere stornata a vantaggio delle Opere relative a chiese ed edifici per servizi religiosi. Si tratta di un’importante fetta degli oneri di urbanizzazione secondaria che i Comuni italiani, a discrezione, regalano alla Chiesa Cattolica, talvolta anche ad altre chiese, sottraendo così fondi spesso di vitale importanza per servizi pubblici quali asili nido, edilizia scolastica, servizi sociali;

Considerato inoltre che:

al contrario del messaggio propagandato, i Comuni non sono affatto obbligati a versare alle Chiese od altri istituti religiosi questi fondi. Il Consiglio comunale è legittimato a variare in qualsiasi momento la percentuale di oneri di urbanizzazione secondaria da destinare all’edilizia di culto, e può quindi azzerarla con semplice deliberazione del Consiglio. La già citata delibera 849/1998 del Consiglio Regionale Emilia Romagna, a cui si deve far riferimento, non impone obbligatoriamente che il 7% degli oneri di urbanizzazione secondaria siano destinati alle chiese;
Una recente analisi legislativa condotta dalla Regione Emilia Romagna, SERVIZIO AFFARI GENERALI, GIURIDICI E PROGRAMMAZIONE FINANZIARIA, ha chiarito la non obbligatorietà di tale tributo (PG 2015/862614)
… Per i motivi esposti, sintetizzabili nel difetto dei necessari presupposti nelle leggi dello Stato e della nostra Regione, e nelle contraddizioni con gli attuali principi dell’ordinamento sull’azione amministrativa, l’autonomia dei Comuni, le opere di urbanizzazione e la gestione dei beni pubblici, appare necessario concludere, in riferimento ai quesiti proposti, che le disposizioni regolamentari del 1978, riprodotte ai paragrafi 2 e 3 del punto 2.1 del testo coordinato delle “Indicazioni procedurali per l’applicazione degli oneri di urbanizzazione di cui agli artt. 5-10 della legge 28 gennaio 1977, n. 10”, contenuto nella deliberazione del Consiglio regionale n. 849 del 04.03.1998, debbano considerarsi non più applicabili.
https://drive.google.com/file/d/0BzMg6jVmgO0cYVBIMzNXM2Vob3c/view?pref=2&pli=1


Ritenuto che:

sia quindi sufficiente una semplice delibera per portare fino a zero questi sussidi pubblici ad una Chiesa Cattolica miliardaria, impiegando tali risorse per le altre destinazioni previste dalla legge, tra cui gli asili nido e l’edilizia scolastica comunale o statale. E’ illuminante al riguardo leggere la sentenza del TAR Toscana n° 4082 del 4/10/2004, dove in sostanza Il Comune di Civitavella Val di Chiana (AR) decise di azzerare gli oneri per l’edilizia di culto e vinse il ricorso presentato dalla Diocesi. E la legislazione regionale toscana nel merito è analoga a quella dell’Emilia Romagna;

Visto che

- la Chiesa Cattolica, detiene risorse economiche ingenti, e si configura come il più grande immobiliarista del mercato sul territorio italiano ed estero, 2000 miliardi di dollari a cui si aggiungono investimenti e depositi bancari di ogni tipo, (Fonte Sole24Ore, QF, ECplanet, Repubblica); le case di accoglienza fatturano 4 miliardi di euro all’anno; la Banca Vaticana gestisce 6 miliardi di euro all’anno; poi ci sono le riserve di oro (c’è chi parla di oltre 60.000 tonnellate in depositi situati in varie parti del mondo). L’APSA (Amministrazione Patrimonio Sede Apostolica), che, almeno in teoria, dovrebbe gestire solo il mantenimento della Curia Romana, ha mediamente disponibile una liquidità immediata di circa un miliardo di euro, oltre ad azioni, oro ed obbligazioni varie.
Incalcolabile poi il valore delle opere d’arte custodite in chiese, cappelle, conventi e monasteri.
Esiste poi un universo di ordini religiosi, confraternite, congregazioni, fondazioni, enti morali che possiedono imperi economici sparsi in tutto il mondo, il cui immenso valore nessuno è in grado di valutare. Solo come esempio, il patrimonio di Propaganda Fide (il ministero delle missioni) è stimato in 10 miliardi di euro;

-che il Comune di Ferrara ha già donato, (solo sulla base della delibera regionale 849/98, non sono state conteggiate altre miriadi di donazioni, come contributi una tantum, tra cui ad esempio quello di 500 Euro alla Curia Vescovile da parte del Sindaco in occasione del decennale del Vescovo e prelevati dal fondo di riserva), alle Parrocchie e Monasteri, ovvero le “Agenzie periferiche dell’Azienda Privata Chiesa Cattolica”, la più grande multinazionale economico finanziaria al mondo, che insistono sul territorio comunale, (Accesso atti P.G. 45491/2016), ingenti somme che a partire dall’anno 1998, ad oggi, ammontano ad un totale di circa Euro 3.716.528,73; alla Comunità Ebraica 45.484,127; all’Unione Evangelica Battista 7.746,9.(Conversione Lire Euro per le donazioni precedenti l’introduzione della moneta unica);

-contro un burocratico rinnovo di privilegi, a fronte di un incremento della fascia povera della popolazione. Quasi un quarto dei contribuenti Irpef del comune (24,4%) e il 27,2% dei contribuenti della provincia di Ferrara dichiara meno di 10 mila euro l’anno ( il 25,5% in E.R.) e sopra la media regionale è anche la quota di persone che vivono in famiglie senza occupati (con almeno una persona di 18-59 anni): 3,7% nel comune e 3,6% nella provincia, contro il 3,3% a livello regionale. Le sofferenze bancarie sono in crescita e si attestano nel 2013 al 5% degli impegni.
http://servizi.comune.fe.it/attach/statistica/docs/confronto_con_urbes_2015_ferrara_def_v2.pdf


-contro posizioni di privilegio reddituale che consentono alla Chiesa Cattolica di porsi, con l’assistenza di prestigiosi e costosi studi legali, in situazioni di elusione fiscale, a differenza dei semplici cittadini che ottemperano al dovuto compito di una corretta contribuzione fiscale, ai fini della crescita e della prosperità della propria città, in un ottica di interesse collettivo e non di parte, vedasi le vertenze relative alla riscossione dei tributi inerenti ICI-IMU, configurandosi di fatto, condizioni di conflitto d’interesse etico e morale;

-vista la legge 328 del 2000 Capo III lettera a e d

TUTTO CIO’ PREMESSO
IL CONSIGLIO COMUNALE DI FERRARA
IMPEGNA IL SINDACO E LA GIUNTA
a diminuire questi sussidi pubblici alle Chiese ed altri istituti religiosi, con una semplice delibera di Consiglio, come reso possibile dalla già citata delibera 849/1998 del Consiglio Regionale Emilia Romagna, portando a ZERO la percentuale di oneri di urbanizzazione secondaria da destinare ad istituti religiosi.
Al contempo di impiegare tali risorse, in questi tempi di ristrettezze economiche e di bilancio, che pesano fortemente su una popolazione vessata da tasse ed imposte tra le più alte della UE, e a cui non corrispondono servizi pubblici di equanime quantità e qualità, penalizzando soprattutto le fasce di popolazione più deboli come anziani e bambini, in via prioritaria per altre destinazioni previste dalla legge, tra cui, l’assistenza all’infanzia, finanziando con il medesimo capitolo di bilancio assegnato in quota agli oneri di urbanizzazione secondaria, fino ad esaurimento delle disponibilità economiche annuali relative, il progetto allegato, rivolto all’assistenza di minori malati di nuclei familiari monogenitoriali.

La Consigliera Comunale del Gruppo M5S
Dr.ssa Ilaria Morghen

Ultima modifica: 30-09-2016
REDAZIONE: Gruppo Consiliare Movimento5Stelle
EMAIL: gruppo-movimento5stelle@comune.fe.it