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O.d.G. - Sospensione vivisezione sui macachi nell'Università di Ferrara

di Ilaria Morghen - 14.12.2016
 P.G. 143076/2016
                                                                                            
 
PREMESSO CHE
 
il Trattato dell'Unione Europea firmato il 13 dicembre 2007 riconosce giuridicamente gli animali come esseri senzienti e impegna gli stati nazionali a tenere pienamente conto delle esigenze del loro benessere;
 
la sperimentazione animale è "disciplinata" dalla Direttiva europea 2010/63/UE (che ha sostituito la vecchia Direttiva 86/609), ed è stata recepita dall'Italia con il decreto legislativo 26 del 2014 (pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 14-3-2014) che restringe in alcuni ambiti la vivisezione e incentiva il ricorso ai metodi sostituivi di ricerca;
 
il codice penale, Libro II, Titolo IX bis  (Artt. 544-bis” Uccisione di animali.”, 544-ter “Maltrattamento di animali”, 544-sexies “Confisca e pene accessorie”) così modificato dalla Legge 20 Luglio 2004 n. 189, vieta e sanziona le violenze e sofferenze inflitte sugli animali;
 
l'80,7% degli italiani è contrario alla vivisezione. È quanto emerge dal rapporto Italia 2016 di Eurispes, un dato decisamente significativo che evidenzia come i cittadini italiani siano particolarmente sensibili ed orientati al suo superamento;
 
EVIDENZIATO CHE
 
nel 2011 i cittadini europei hanno acquisito la possibilità di proporre leggi in materie nelle quali la UE ha competenza legislativa. Cogliendo quest’opportunità un gruppo di scienziati e di cittadini di varie parti d’Europa ha presentato alla Commissione Europea una richiesta che la esorta ad aggiornare il settore estremamente importante della ricerca biomedica, con il fine di tutelare la salute umana, l’ambiente e il benessere animale.
“Stop Vivisection” è un’iniziativa che ha raccolto più di 1.200.000 firme certificate, cittadini europei (ECI) che hanno espresso la volontà di giungere a un cambiamento di paradigma nella ricerca biomedica e tossicologica. Trattandosi di ECI (European Common Indicators) e non di una semplice petizione, “Stop Vivisection” entra nell’arena politica con uno strumento importante di democrazia partecipativa.
http://ec.europa.eu/citizens-initiative/public/initiatives/successful/details/2012/000007
www.stopvivisection.eu
 
 
Il  23 Gennaio 2015 rappresenta la data di una sentenza storica, la condanna per maltrattamenti e uccisione immotivata di animali dei gestori dello stabilimento di Green Hill, il più grande allevamento in Europa di Beagle destinati alla ricerca, di proprietà delle multinazionali americane Marshall Bioresources e della Marshall Farms Group. I cani erano destinati alla sperimentazione animale nei centri di ricerca e nelle università italiane ed estere. Un importante obiettivo raggiunto che si pone come apripista per il necessario processo di superamento della sperimentazione animale come modello di ricerca in qualsiasi ambito.
http://www.ansa.it/lombardia/notizie/2015/01/23/green-hill-condannati-responsabili-dellallevamento_e3251b35-f52d-431d-9734-85f71294e136.html
 
 
Gremito e partecipato è stato il corteo svoltosi a Ferrara l’11 ottobre 2014  per dire NO al finanziamento con fondi pubblici dell’ampliamento dei nuovi laboratori destinati alla  vivisezione dell'Università di Ferrara e per richiedere la liberazione degli animali in esso segregati. Si vuole richiedere a gran voce che i fondi stanziati per lo sviluppo della ricerca nelle singole Università Italiane e in tutti i laboratori vengano utilizzati per perfezionare i metodi sostitutivi che non comprendano l’utilizzo di animali, così come già sta accadendo in numerosi poli di eccellenza all’estero e come disposto dalla direttiva Europea 2010/63/UE.
 
 
Parallelamente agli avvenimenti di Ferrara, è recente la notizia di quanto accaduto all’Università di Modena e Reggio Emilia. Lo scorso 15 Aprile 2015 l’ Ateneo e il Comune di Modena hanno firmato un protocollo che stabilisce la fine degli esperimenti sui sedici macachi stabulati all’interno di Università e la liberazione degli stessi.
Allegato 1
 
CONSIDERATO CHE
 
L’antropocentrismo che abbraccia ogni aspetto della nostra vita ci spinge a pensare che nessun animale a eccezione dell’uomo possa provare dolore o abbia capacità cognitive ed emotive.                                     
Gli attuali studi etologici dimostrano invece che ogni specie possiede qualità intellettive ed emotive certamente diverse dalle nostre ma non per questo meno rilevanti.
La privazione della dignità di qualsiasi essere senziente è un fattore che non può  essere ammesso da una società etica che abbia come obiettivo il rispetto della dignità individuale e la riduzione della sofferenza. 
                           
Tutti gli animali sono individui, hanno cioè una loro individualità che li distingue dalle altre specie e  dagli altri membri della loro stessa specie, hanno una vita cognitiva ed emotiva molto complessa, hanno una memoria, hanno un loro modo di comunicare, e soprattutto, sono esseri senzienti in grado di provare dolore, sia fisico che psichico.   
                                      
Non si può rimanere indifferenti di fronte alle condizioni a cui gli animali da laboratorio sono sottoposti, già a partire dalla stabulazione che consiste nella permanenza degli animali nei laboratori dove si compiono gli esperimenti, una vera e propria cattività forzata, incompatibile con le reali esigenze etologiche delle singole specie.

All’interno dello stabulario gli animali sono costretti a vivere una vita asettica, artificiale, asociale, con ritmi sonno-veglia alterati e innaturali.   
                            
Già la detenzione stessa, dunque, comporta importanti disagi e sofferenze, nonché stress, condizioni psichiche che inevitabilmente possono alterare i risultati degli esperimenti stessi.                                         
I test sperimentali vengono condotti nei più svariati ambiti didattici e di ricerca, in una moltitudine di modalità, variabile che comprende anche l’uso o meno di anestesia. Test che vedono gli animali come semplici modelli a cui fare riferimento, non riconoscendone il diritto di autodeterminazione né la libertà sia fisica che psichica dal dolore.




Se già le motivazioni etiche non fossero abbastanza per spingere all’abbandono della sperimentazione animale, è opportuno porsi dei dubbi sull'attendibilità stessa della ricerca compiuta attraverso questa pratica.
                              
E’ dimostrato che esistano enormi ed incolmabili differenze fisiologiche, anatomiche, comportamentali, di funzionalità del sistema immunitario, di possibile insorgenza di patologie, di crescita, di riproduzione e di longevità, che diversificano ogni specie animale rispetto alle altre, uomo compreso. In base a questa premessa, lo studio di patologie tipicamente umane è inevitabilmente invalidato dall’utilizzo del modello animale, compromettendone la predittività, ovvero rilevanza umana, dei risultati degli stessi esperimenti.    
                            
A ciò si tenta oggi di porre rimedio sfruttando l’evoluzione delle biotecnologie che richiede addirittura la creazione di animali da laboratorio transgenici, ovvero animali a cui viene modificato il patrimonio genetico mediante l’inserzione o la delezione di un determinato gene, al fine di sopperire alle differenze con il modello umano. Premettendo che le diversità permangono inevitabilmente, non si possono ignorare le gravi implicazioni etiche connesse a questa pratica. 
                                
Inoltre, è generalmente diffusa l’idea che la sperimentazione animale sia necessaria per evitare di compiere gli stessi esperimenti sull’uomo.
La sperimentazione animale però non preclude assolutamente la sperimentazione su umani che, al contrario, è obbligatoria per legge prima che una molecola sperimentale venga messa in commercio. Essa è uno dei diversi stadi della ricerca biomedica, e comporta la sperimentazione prima su volontari sani e successivamente su gruppi di pazienti affetti da patologie che diventano letteralmente “cavie-umane”. Solo quando l’osservazione degli effetti del farmaco o del dispositivo biomedico dà risultati considerati soddisfacenti, si passa allora all’immissione sul mercato.
Da queste e numerose altre considerazioni si desume che la sperimentazione animale non può essere ancora oggi baluardo di una ricerca che dovrebbe essere all’avanguardia.

Chi chiede l’abolizione della sperimentazione animale non si oppone alla ricerca stessa, al contrario. Ciò che si chiede è una ricerca veramente etica e che promuova i migliori risultati possibili per il nostro beneficio e nel rispetto di valori etici imprescindibili.  
                                     
                          
TENUTO CONTO CHE
 
l'Art. 2 del Regolamento Comunale Sulla Tutela Degli Animali dichiara "Il Comune di Ferrara intende proseguire l’impegno affinché nel suo contesto territoriale siano introdotte per le attività che prevedono l’utilizzo di animali a scopi sperimentali metodologie scientifiche sostitutive all’utilizzo degli animali vivi. In questo senso, si impegna a dare concreta attuazione ad un protocollo d'intesa con l'Università degli Studi di Ferrara per il non utilizzo degli animali vivi a scopo didattico”.
 
Dalla relazione tecnica scientifica fornita dal responsabile del progetto dott. Fadiga emerge che la fase sperimentale della ricerca è preceduta da interventi chirurgici che consistono nell’apertura del cranio con perforazione delle meningi e della corteccia cerebrale, per impiantare elettrodi nonché una camera di registrazione e un sistema di fissaggio della testa al fine di tenerla immobile. A seguito dell’intervento chirurgico, il macaco viene messo in isolamento, tenuto in osservazione e gli vengono somministrati antibiotici e analgesici per evitare infezioni derivanti dalla presenza di corpi estranei e dall’esposizione del tessuto cerebrale. Quando l’animale dimostra di avere superato l’operazione , comincia l’esperimento vero e proprio che è frutto di una fase preliminare della ricerca che prende il nome di condizionamento. Il condizionamento consiste in un vero e proprio addestramento in cui i macachi vengono progressivamente abituati alla presenza umana per essere resi docili e collaborativi. Il ricercatore conquista la fiducia dell’animale nutrendolo e giocando con lui ma solo per creare quel clima familiare che non consente all’animale di ribellarsi a ciò a cui viene sottoposto. Al termine delle procedure sperimentali gli animali vengono sempre e comunque soppressi, o come si dice in ambito scientifico “sacrificati”, con dose letale di barbiturici o altro, perché irrecuperabili.
Allegato 2
 
Ci chiediamo dunque come sia possibile sostenere che questi animali vivano in una condizione di benessere che non comporti né dolore fisico, né angoscia. Se si trattasse di esperimenti non dolorosi non sarebbe necessario il ricorso ad anestesia generale e ad analgesia protratta per vari giorni dopo l’operazione chirurgica.

Già a partire dalla stabulazione stessa, i livelli di ansia e stress non possono che essere notevoli ed evidenti. I macachi sono primati non umani, animali altamente gregari che necessitano della vita in comunità e in gruppi familiari, condizione che in laboratorio viene loro negata poiché ogni individuo viene segregato all’interno di gabbie singole di dimensioni inferiori a 1 m3.

Inoltre, perché ricorrere a metodi così invasivi e cruenti quando è possibile lo studio diretto del cervello umano con metodi totalmente precisi e indolori quali la risonanza magnetica che è in grado di fornire immagini neuroanatomiche altamente definite?

Non si può ignorare che il cervello di una scimmia NON è il cervello di un uomo, diversa è l’estensione della corteccia cerebrale nonché la localizzazione delle aree sensitive e motorie.
Urge pertanto che la ricerca basata sul modello animale venga messa da parte in favore di una ricerca a rilevanza umana.
Allegato 3
 
Nel novembre 2014 l’associazione Animal Defenders di Ferrara e nel marzo 2015 l’associazione Eital hanno presentato alcuni esposti per richiedere accertamenti e verifiche sullo stato di benessere e salute degli animali presenti nello stabulario in quanto a loro pervenute segnalazioni allarmanti di maltrattamento.
 
 
TUTTO CIO’ PREMESSO
IL CONSIGLIO COMUNALE DI FERRARA
IMPEGNA
IL SINDACO E LA GIUNTA
 
ad attivarsi presso il Magnifico Rettore dell’Università di Ferrara per richiedere di compiere un atto di civiltà (firmando un protocollo analogo a quello stipulato a Modena) ovvero la liberazione dei macachi detenuti presso il Polo Chimico Biomedico dell’Università di Ferrara, per affidarli ad associazioni no-profit che si occuperanno a loro spese della loro riabilitazione e del recupero dai traumi derivanti dalla segregazione e dalla sperimentazione.
                                  
Si chiede all’Università degli Studi di Ferrara di re-investire i finanziamenti per l’ampliamento dell’Animal Facility, per la realizzazione di un centro di ricerca all’avanguardia che sviluppi metodi innovativi e tecnologie avanzate non basate sull'uso di animali.                                         
 
 
 
La Consigliera Comunale M5S
                                                                Dr.ssa Ilaria Morghen

 

 
 
 
 
 
 
 
 
Ultima modifica: 03-01-2017
REDAZIONE: Gruppo Consiliare Movimento5Stelle
EMAIL: gruppo-movimento5stelle@comune.fe.it