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Consiglio straordinario Hera del 22/02/2010 - Servizio Idrico Integrato
Archivio legislatura 2009 - 2014
(22/02/2010) CONSIGLIO HERA – SERVIZIO IDRICO INTEGRATO
Il 31/08/09 avevo ringraziato i consiglieri dell’opposizione che avevano presentato la richiesta di consiglio straordinario per discutere sul tema del laboratorio di Pontelagoscuto. Al contrario oggi non posso condividere questo metodo, intanto perché non si ravvede tutta questa urgenza e il tema è troppo vasto per discuterlo in modo esauriente con queste modalità.
Personalmente ritengo che sarebbe stato più produttivo avere in sede di commissione un momento di conoscenza e di studio dei vari contratti per capire e ragionare insieme su quali proposte politiche si potessero mettere in campo con uno spirito collaborativo trasparente. Come stanno già facendo anche le circoscrizioni, probabilmente questo particolare è sfuggito al Consigliere De Anna.
Credo comunque che alla fine siamo riusciti a produrre un documento utile che possa contribuire a migliorare la qualità dei servizi e che impegni il sindaco e la giunta alla valorizzazione di questo patrimonio dei cittadini.
Anche per questo motivo quindi, il mio intervento si limita ad alcune considerazioni sul tema dell’acqua.
Come risaputo la gestione del ciclo idrico integrato dal 2005 fa capo all’Autorità di Ambito che raggruppa anche i comuni della Provincia, alla quale per legge sono demandate tutte le funzioni e le competenze.
Il contratto di servizio è corredato anche da un preciso Disciplinare Tecnico che individua i livelli qualitativi del servizio che devono essere garantiti all’utenza, prevedendo ovviamente anche eventuali penali e sanzioni.
Il controllo quindi non è in capo a Comune, ma viene svolto in base a precisi indicatori tecnici gestionali e contabili, in grado di quantificare il soddisfacimento degli obbiettivi e degli standards stabiliti dai Piani di Ambito, dalla Carta dei Servizi, dal Disciplinare Tecnico.
Anche con questo spirito ATO Ferrara insieme al comitato Consultivo Utenti (CCD federconsumatori, ACU, Adiconsum la sigle sindacali, unindustria ecc.) nel 2008 ha compiuto e pubblicato una indagine per conoscere il grado di soddisfazione sul Serv.Idri. Integ. e sui rifiuti, su un campione di 1060 famiglie.
Ne è risultata a mio parere una indagine interessante e confortante, con domande precise che ci possono aiutare a percepire quale sia il grado di soddisfacimento, per esempio
-Il dato relativo a quanti cittadini bevono l’acqua del rubinetto 50% Hera, 35% CADF
-La valutazione sulla qualità dell’acqua: il 57% molto soddisfacente, il 34% abbastanza soddisfacente e solo un 10% non soddisfacente.
- il 74% degli intervistati ritiene che il costo del servizio sia adeguato
- La valutazione sulla qualità complessiva del servizio: il 40% completamente soddisfatta, 56% sufficientemente soddisfatta
Se si prende come riferimento gli anni dal 2003 al 09 i costi del servizio dal hanno avuto un incremento reale del 23% pari a un 3,3 % annuo, dal 2005 l’incremento è stato del 19.6, quasi quindi completamente riassorbito dall’inflazione, al quale se andiamo poi a considerare gli investimenti eseguiti, accertati da ATO, ne deriva una sostanziale stabilità della tariffa.
In questi anni 2005-2009, ATO conferma che sono stati realizzati investimenti per € 10.650.000 per mantenere efficiente questo patrimonio che, va sottolineato, è interamente pubblico e che richiede per essere mantenuto in efficienza quantitativamente e qualitativamente, un consistente sforzo finanziario superiore rispetto agli altri servizi a rete.
Questi investimenti hanno consentito di ridurre in modo consistente le perdite -8% dal 2006. (corrisp. a 3.500.000 mc/anno)
Come noto la tariffa del S.I.I. si ottiene dividendo il costo del servizio per i volumi fatturati, ed è determinata dall’agenzia con il metodo indicato dalla Regione E.R., è formata dai costi dei tre servizi ognuno dei quali con una diversa incidenza: acquedottistico al 62.5%, fognario al 9.5% e per la depurazione al 28%, Attualmente a livello provinciale la tariffa è di circa 1,6 €./mc
Come si nota quindi ha una fortissima incidenza, sulla formazione della tariffa, l’alto costo del trattamento di potabilizzazione delle acque del Po, questo costo è del 20-30% superiore rispetto quello di altri territori a noi vicini che si approvvigionano di acqua da altre fonti.
Per scendere nel concreto una famiglia di 2-3 componenti spende circa 220-230 €/anno con una sostenibilità sociale di circa 1% nel rapporto tra spesa annua e reddito medio.
Sostituendo il consumo di acqua minerale con quello di acqua potabile erogata dal servizio pubblico sarebbe di fatto possibile realizzare un significativo risparmio sulla bolletta dell’acqua, e ciò contribuirebbe inoltre a una minore produzione di rifiuti e a un ulteriore beneficio ambientale ed economico.
Infatti i 220 €/anno corrispondono grossomodo all’acquisto di un cartone 6 bott da1,5l alla settimana.
Ecco quindi che abbiamo inserito nel documento una proposta per accrescere una campagna di promozione in favore dell’acqua potabile, finalizzata a ridurre massicciamente l’utilizzo di quella minerale.
Va segnalato inoltre che una piccola quota della tariffa, lo 0,5%, è destinata a un Fondo sociale per aiutare gli utenti in difficoltà economica con ISEE tra 0 e 10.000. Per il nostro Comune il fondo è di circa €/anno 86.000
Altra agevolazione di carattere sociale è la Family –cad per famiglie numerose che a mio a parere andrebbe meglio fatta conoscere ed estesa anche alle famiglie con 3 figli.
Un’altra proposta che suggerisco, da inserire eventualmente nel nuovo RUE nel capitolo dei requisiti di sostenibilità ambientale, è recupero delle acque meteoriche e grigie introducendo una norma che trovi riscontro anche nel regolamento di igiene, che renda obbligatorio l’art.85 del RE (che ora è facoltativo) per le nuove costruzioni, per le nuove opere di urbanizzazione o nelle ristrutturazioni di interi edifici, per poterle riutilizzare per altri usi.
L’impianto di potabilizzazione di Pontelagoscuro è tra quelli tecnologicamente più avanzati a livello europeo, probabilmente il migliore su scala nazionale, ed è preso a modello per come si possa prelevare acqua da una fonte di scadente qualità come il Po e renderla potabile con caratteristiche paragonabili ad alcune acque minerali. Questo risultato va riconosciuto e salvaguardato per garantire gli attuali alti livelli quali-quantitativi dell’acqua potabile, con i controlli ufficiali dei soggetti preposti e con gli investimenti necessari, ultimo è il progetto di biomonitoraggio nel laboratorio con organismi viventi.
I risultati sono che da circa 25 anni questa centrale ha garantito l’erogazione dell’acqua potabile in tutte le situazioni del regime idraulico del Po e al contrario di altre realtà non si è mai dovuti ricorrere a deroghe sui parametri dell’acqua erogata ( vedi Reg. Lombardia per tutti).
Come gruppo abbiamo più volte ribadito che riteniamo che l’acqua sia un bene da rispettare, patrimonio dell’umanità, un bene comune, un diritto inalienabile di ogni essere vivente, che deve quindi rimanere pubblica, come peraltro abbiamo richiesto e votato a larga maggioranza la modifica dello statuto.
Certo questo non dipende solo da decisioni locali ed occorre anche avere la consapevolezza che queste scelte posso comportare anche dei costi rilevanti.
Il Governo con il decreto Ronchi, ha imboccato la strada della privatizzazione del sevizio, che contrasta con gli indirizzi della comunità europea quando dichiara . “che la gestione delle risorse idriche non deve essere assoggettata alle norme del mercato interno” e non tenendo minimamente conto sia delle diverse specificità territoriali, nonché calpestando l’autonomia decisionale degli enti locali, come richiamato nel documento della maggioranza.
Occorre quindi mantenere la necessaria attenzione alla nostra fonte idrica di approvvigionamento e mettere in atto tutte le azioni e gli interventi necessari per assicurate la potabilità dell’acqua e la sua qualità.