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Perchè sono contrario alla risoluzione presentata da Progetto per Ferrara
Archivio legislatura 2009 - 2014
Il “Piano casa” al momento della sua uscita come proposta di legge, era partito in modo del tutto anomalo ed allarmante.
Solamente dopo la “levata di scudi” delle Regioni ed un serrato e costruttivo confronto in sede di Conferenza Stato Regioni che ha portato all’accordo sottoscritto del 31/03, il provvedimento ha assunto dei caratteri ed una fisionomia più vicina ad obiettivi come il rilancio dell'economia attraverso l'edilizia, o per introdurre norme di semplificazione per il recupero e la riqualificazione operati anche con l'attenzione al risparmio energetico, e soprattutto costruendo un provvedimento legislativo che nella sua applicazione non andasse i sfregio a tutte le normative di pianificazione territoriale adottate dalle amministrazioni locali, che peraltro sono gli enti a cui spetta principalmente il diritto di legiferare in materia di pianificazione territoriale.
Apporto alla formulazione dell’accordo che mi risulta venuto da parte di tutte le Regioni e quindi di diversa colorazione, con l’impegno poi di emanare delle normative regionali di attuazione in adempimento all'impegno sottoscritto.
I Presidente Errani quindi, non ha deciso di emanare la L.6/2009, come leggo nel sito del Comune negli interventi del Cons.Tavolazzi, recependo in toto quanto proposto del Governo, ma semplicemente mantenendo fede a quell’accordo come la legge impone e come già hanno fatto almeno 10 Regioni, non capisco come si possa affermare che sia una marcia in dietro, nessuna marcia indietro del PD, solamente rispetto delle regole
La Legge Reg.6/2009 è il tentativo di governare nel migliore modo possibile, da un lato l’esigenza di far ripartire il settore dell’edilizia in tempi rapidi e quindi con poca burocrazia e dall’altro l’esigenza di mettere in campo quegli strumenti di controllo perchè gli interventi che si andranno ad eseguire non deturpino il paesaggio ed il patrimonio storico artistico.
Sono contrario alla proposta di emendamento presentata: primo perché mi sembra di improbabile attuazione pratica e applicativa: inserire in delibera una mappa dei siti contaminati o presunti tali per escludere dai “benefici” della legge queste aree. Oltre alla indisponibilità dei tempi, risulta una operazione assolutamente approssimativa e ingiusta definire con precisione delle aree dove si presume che il sottosuolo sia inquinato.
Inoltre questa risoluzione, come anche quella presentata alla Circ. Centro dal Gruppo dei Verdi che proponeva di escludere le fascie di rispetto individuate dal Piano di tutela e Risanamento della Qualità dell’Aria, mescola due differenti questioni che non possono trovare una soluzione pratica in una legge che ha come tema il governo del territorio e che è di fatto uno strumento urbanistico (La legge 6 è composta da 65 articoli noi discutiamo di 3).
In altre parole aggirando il problema non lo si risolve, la vostra proposta sarebbe: siccome questo posto è inquinato qui non si può fare nulla.
Da almeno una decina d’anni i criteri di pianificazione urbanistica, adottati anche per il PSC nel Documento Preliminare nel Quadro Conoscitivo, partono da uno studio della natura, della morfologia del territorio, dalla conformazione idrogeologica, dalla sua rete di comunicazioni naturali e artificiali e successivamente, si cerca di dare della risposte per un ordinato sviluppo urbano che possa avvenire nel rispetto di queste caratteristiche per così dire “naturali” intrinseche del territorio.
Il progetto di sviluppo del territorio non avviene quindi accettando e subendo i danni fatti dall’uomo, ma considerando e rispettando l’ambiente naturale e il patrimonio edilizio artistico da salvaguardare per l’intervento dell’uomo.
Pertanto se lo strumento identifica di destinare una zona a bosco o a impianto sportivo, la si classifica in quel modo a prescindere che il sottosuolo sia contaminato o che la qualità dell’aria non sia buona o vi siano per esempio dei campi elettromagnetici, perché se il sottosuolo è inquinato va bonificato, se l’aria non è buona occorre adottare sistemi perche lo diventi in ogni caso, sia che vi sia una scuola, una casa, un campo melanzane o una piscina.
In sostanza il criterio dell’agire è che lo sviluppo non si deve adeguare ai danni provocati dall’uomo ma deve fornire indicazioni per eliminarli.
Altrimenti diventa solo un’ulteriore punizione per i più sfortunati che già risiedono in zone più svantaggiate.
Ferrara 18/09/2009