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Intervento in Consiglio Comunale del 13 marzo 2017 sul Regolamento di Polizia Urbana
di Leonardo Fiorentini
Ho presentato questa mattina due emendamenti al Regolamento di Polizia Urbana in approvazione oggi in Consiglio Comunale, entrambi cassativi.
Panni stesi
Il primo si propone di rimuovere il divieto, previsto dal nuovo regolamento, di stendere biancheria e panni "alle finestre e ai balconi che prospettano sulle vie all’interno dei centri abitati". La motivazione è semplice: pur riconoscendo che in astratto la problematica potrebbe anche interessare un centro storico patrimonio dell'UNESCO come quello di Ferrara, non mi ricordo "emergenze panni" in giro per le vie monumentali della città tali da motivare tale intervento. Ed anche in commissione non è stato dato alcun riscontro in questo senso. E' un divieto che assomiglia tanto - troppo - alle disposizioni di Silvio Berlusconi prima di Genova 2001. Poi la previsione di comprendere tutti i centri abitati del Comune rende evidente non solo l'assurdità della norma così scritta, in contrasto col buon senso comune, ma anche la sua inapplicabilità. Rimango disposto, in caso di effettive situazioni problematiche relativi all'esposizione della biancheria, a approvare provvedimenti più mirati, ma al momento il divieto sembra solo un regalo ai produttori di asciugatrici.
Prostituzione
La norma prevista dall'art. 41 del nuovo regolamento è un tentativo di seguire una strada che già altri comuni hanno intrapreso (quello di multare i clienti delle prostitute), che non mi vede concorde. Non solo perchè non mi risulta che laddove tale disposizione è stata assunta, il fenomeno della prostituzione si sia risolto, non solo perchè è giuridicamente discutibile, ma soprattutto perchè risulta negli effetti incoerente con il fine ultimo che si prefigge. Ovvero, come ci è stato detto più volte, la lotta alla tratta di esseri umani. Spingere la prostituzione anche più al buio non aiuta certo chi lavora tutti i giorni per liberare le persone dalla schiavitù, nè chi lavorando sulla strada ha ben poche tutele rispetto alla propria salute, alle violenze, furti, sopraffazione che sono purtroppo corollario della vita anche di chi non è vittima di tratta. Non lo dico io, lo dicono piani, programmi e rapporti dei principali organismi internazionali, e lo dicono le associazioni che si occupano, anche a Ferrara, di questi temi. Paradossalmente poi, il prevedere le multe su tutto il territorio del comune, disarma anche il Sindaco dal poter emettere ordinanze puntuali per gestire il fenomeno rispetto a spazi e tempi più definiti. E l'unica cosa certa è che non sarà grazie ad un Regolamento di Polizia Urbana che si risolverà il problema della prostituzione.
Di cosa si occupa il regolamento polizia urbana?
Immagino capirete anche alla luce di questo perché per me è “incomprensibile” e non sostenibile l’inserimento dell’art.41 (nella forma originale come in quella edulcorata) nel regolamento di PU. A questo punto l’unica lettura che mi rimane per “comprendere” la scelta della giunta è quella di una adesione “strisciante” alla campagna della Papa Giovanni XXIII in corso proprio in questi mesi sulla repressione dei clienti, essendo l’unica “fonte” plausibile a cui richiamarsi...
Ripeto parte di quello che ho detto iersera: funzionasse, capirei anche (non condividerei, ma capirei il Sindaco amministratore che vuole tentare di gestire il problema. Gestire, sottolineo) siccome però non funziona (o a Rimini, Verona e Padova è sparita la prostituzione e la tratta? a me non risulta) e rischia di fare solo danni, perché insistere?
Fonti citate più volte in commissione ed in riunione:
Piano nazionale d’azione contro la tratta e il grave sfruttamento 2016-2018
"Porre in essere attività volte a scoraggiare la domanda di servizi offerti dalle vittime di tratta”
Azioni non norme, e non volte a reprimere ma a sensibilizzare. tipo come citato poi nelle schede di approfondimento sulla prevenzione, che per quanto riguarda la prostituzione recita:
“progetti di sensibilizzazione per un turismo responsabile e consapevole, a scopo di ridurre la domanda di vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale da svolgersi sia sul territorio italiano che nei paesi di origine, di concerto con il Ministero degli affari esteri e della Cooperazione Internazionale, OSCE e ONU e le NGO che operano nella Cooperazione Italiana; “
Mai mi pare venga citata una qualsiasi forma repressiva della domanda di prestazioni sessuali, nemmeno nelle schede sulle azioni in sede penale.
Se andiamo alla fonte superiore, la repressione non viene nemmeno citata nella direttiva europea che richiama sempre e solo campagne di sensibilizzazione (e non è un caso) volte a ridurre la domanda
1) Azione 1: Comprendere e ridurre la domanda
Lo scambio di buone pratiche può contribuire a ridurre la domanda di tutte le forme di tratta, compreso lo sfruttamento sessuale. Si dovrebbe tener conto dei lavori svolti nell’ambito di campagne di sensibilizzazione destinate ai consumatori e agli utenti di servizi, della responsabilità sociale delle imprese, dei codici di condotta[25], del rapporto tra imprese e diritti dell’uomo, nonché delle iniziative volte a eliminare la tratta di esseri umani dalle catene di approvvigionamento delle imprese.
http://eur-lex.europa.eu/legal-content/it/TXT/?uri=CELEX%3A52012DC0286
Insomma le politiche europee prevedono (cito da un testo preparatorio del centro studi del senato)
La direttiva prevede che gli Stati membri dell’UE stabiliscano o rafforzino le politiche di prevenzione della tratta di esseri umani adottando, anche tramite internet, misure che scoraggino e riducano la domanda, fonte di tutte le forme di sfruttamento, e riducano il rischio di divenire vittime della tratta, attraverso la ricerca (inclusa la ricerca su nuove forme di tratta di esseri umani), l'informazione, la sensibilizzazione e l'istruzione.
E questo perché è assodato che le forme di repressione accentuano i rischi ed impediscono l’intercettazione delle vittime da parte dei servizi, come scritto nero su bianco nelle linee guida del Piano Comunitario 2006 per la lotta al traffico:
Piano Comunitario per la lotta al traffico di esseri umani
Linee guida (2006) - non citato da Sapigni
Pag. 28
La domanda.
Un obiettivo comune dell’azione di contrasto al traffico di esseri umani deve essere la riduzione della domanda di servizi e prestazioni sessuali e di lavoro a basso costo, attraverso campagne educative e di informazione e sensibilizzazione.
[Nella carta dei principi della rete ENATW le associazioni aderenti affermano che la prevenzione non può ridursi a semplice informazione e sensibililizzazione sul tema, ma deve comportare anche
la realizzazione di interventi volti a scoraggiare la domanda in particolare attraverso percorsi educativi in ordine alla parità uomo donna e alla dignità dell’individuo. Nel centro di documentazione del sito www.aretusa.net è possibile reperire documenti e interventi condivisi dalle associazioni aderenti che hanno lo scopo di favorire la conoscenza e quindi la riflessione degli operatori cosi come della società civile sul ruolo del cliente e sulle sue motivazioni.
Raccomandazione numero 49 del Gruppo di esperti: nei programmi comunitari esistenti, come Daphne e Agis, i fondi dovrebbero essere destinati alla ricerca e a progetti pilota sull’influenza della domanda sui fenomeni di tratta di esseri umani (in particolare nell’area dei servizi domestici e sessuali) e alla promozione ed implementazione di programmi di educazione sessuale e sui diritti umani, sensibili alle questioni di genere, rivolti a bambini e giovani negli Stati membri.]
Pag. 31
La riduzione dell’invisibilità dello sfruttamento.
Nei paesi di destinazione, è essenziale l’implementazione di misure dirette a ridurre l’invisibilità dello sfruttamento, come i programmi di monitoraggio integrati realizzati dalle diverse agenzie competenti e i controlli amministrativi. La polizia, i servizi di controllo in materia sanitaria e del lavoro, le organizzazioni internazionali, le organizzazioni governative e non governative devono lavorare insieme per monitorare il mercato del lavoro e delle prestazioni sessuali e per incrementare la visibilità delle situazioni di sfruttamento.
E ancora, visto che giusto ieri abbiamo fatto la commissione sull'HIV (Organizzazione Mondiale della Sanità e UNAIDS)
Recommendations for a public health approach.
WHO-UNAIDS, 2012
non citato da Sapigni
pag. 16
"Laws that directly or indirectly criminalize or penalize sex workers, their clients and third parties, and abusive law enforcement practices, stigma and discrimination related to HIV and sex work can undermine the effectiveness of HIV and sexual health programmes, and limit the ability of sex workers and their clients to seek and bene t from these programmes."