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Sanità, petrolchimico e conflitti di interesse (II)
Archivio legislatura 2009 - 2014
Strano e insolito pudore quello del consigliere Tavolazzi, che non trova parole per commentare la propria scelta di candidare al consiglio comunale di Ferrara un dipendente del Comune stesso, oltre che dell'Ausl e del petrolchimico. Pudore sospetto, che lo porta a citare la legge sull'incompatibilità a consigliere comunale del "Direttore Generale, Direttore Amministrativo e Direttore Sanitario delle Aziende Sanitarie locali ed ospedaliere!" (dunque nessun consigliere PD), nascondendo però che la stessa legge dichiara incompatibili anche i dipendenti comunali.
Sostiene Tavolazzi che la sua accusa è basata sul fatto che i consiglieri potrebbero "vincolare il Sindaco a sostenere nella conferenza socio sanitaria una posizione pro o contro le scelte delle aziende". Ma nasconde il fatto che anche quando il Sindaco convincesse tutti gli altri componenti della conferenza territoriale, ne risulterebbe solo la trasmissione di osservazioni sui bilanci e l'andamento delle attività sanitarie, senza alcuna conseguenza vincolante, che resterebbe invece prerogativa esclusiva della Regione.
Sostiene Tavolazzi che la sua denuncia è solo politica, ma non esita ad infamarci accusandoci di far prevalere su "autonomia e indipendenza" veri e propri interessi privati: "carriera e stipendio", non soltanto eventuali "scelte condivise con la direzione aziendale"; oltretutto spacciando per dipendente dell'azienda sanitaria anche chi non lo è.
In realtà, con la stessa logica estensiva utilizzata per rendere "solo politiche" le sue accuse (insostenibili a termini di legge e in chiaro stile diffamatorio), si potrebbe dichiarare incompatibile a cariche elettive qualunque elettore (anche il voto è una forma di controllo politico) e in particolare pressoché chiunque lavori dove abita. Se il criterio è una qualsiasi funzione di "controllo o indirizzo" del Comune, con tutti i suoi organi, servizi e uffici e con quelli a loro volta "controllati o indirizzati" da quelli del Comune, è facile dichiarare incompatibile anche ogni pubblico esercente, artigiano, commerciante, imprenditore, dipendente privato e pubblico operante in qualsiasi settore a qualsiasi titolo soggetto a controlli, indirizzi, autorizzazioni, verifiche, ispezioni, ecc. Il problema diventerebbe ancor più paralizzante in consiglio regionale, per non parlare del parlamento, che hanno poteri di "controllo o indirizzo" ben superiori a quelli del Comune.
Le Regioni disciplinano e controllano direttamente, fra tante cose, anche i servizi veterinari e l'igiene degli alimenti per animali. Il consigliere regionale dell'Emilia Romagna De Franceschi, rappresentante del Movimento 5 stelle, è imprenditore nel settore degli alimenti e prodotti per animali da compagnia. Ciò nonostante, non potrei mai domandare in buona fede e fino a prova contraria: De Franceschi difende gli interessi dei cittadini e dei loro animali da compagnia, oppure i profitti della sua impresa in quel settore?