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Possiamo realizzare l'acqua pubblica
Archivio legislatura 2009 - 2014
Grande risultato politico quello di ieri: il consiglio comunale, all’unanimità, ha chiesto ad Hera di bloccare lo smantellamento del laboratorio di Pontelagoscuro. Maggioranza ed opposizione, unite nell’interesse dei ferraresi, hanno inoltre approfondito il sistema di rapporti tra la multiutility bolognese ed il Comune.
Se poche ore prima del consiglio il sindaco, con una semplice telefonata all’amministratore delegato Maurizio Chiarini, ha potuto bloccare gli ordini di servizio per il trasferimento del personale del laboratorio, immaginiamo quanto potrà fare dopo il mandato ricevuto dal consiglio comunale!
I nodi da sciogliere tra Comune ed Hera sono numerosi: oltre al laboratorio, la vendita delle reti del gas, gli investimenti negli acquedotti, la sostituzione di decine di chilometri di tubi in amianto cemento, la riduzione delle perdite di acqua potabile sprecata nel sottosuolo e nei canali (11 milioni di mc l’anno, pari al 35% dei volumi prodotti dai potabilizzatori), la raccolta porta a porta dei rifiuti, la riduzione del loro incenerimento (due ricorsi pendenti al Tar di Medicina Democratica e Wwf), le tariffe acqua e rifiuti, le integrazioni/modifiche della convenzione Ato-Hera, la carta dei servizi a garanzia dei cittadini, la chiusura dell’Ato.
Sullo sfondo c’è inoltre la possibile cessione delle azioni Hera, unica scelta che, secondo Ppf ed altre forze politiche, contribuirebbe in modo decisivo al riequilibrio del bilancio comunale, senza compromettere il potere del Comune, già inesistente, di influenzare dall’interno le decisioni dell’azienda. Basti pensare al riguardo che, pur disponendo Ferrara dell’amministratore delegato e di un consigliere (Mauro Cavallini) dell’azienda, la medesima stava chiudendo il laboratorio di Ponte in agosto, nel silenzio generale!
Altre città emiliane hanno realizzato quanto a Ferrara si discute da anni senza concludere nulla. Ravenna per esempio ha acquisito da Hera la gestione dell’acqua, per 3,6 milioni di euro (importo assai lontano dal centinaio di milioni valutato dai consulenti del Comune di Ferrara!), trasferendola a Romagna Acque, società pubblica proprietaria degli impianti dal 2005.
Nella nostra provincia, acquedotti ed impianti di potabilizzazione sono già in mano ai Comuni, tramite le società pubbliche Acosea Impianti e Cadf (che oltretutto ha un laboratorio con 7 addetti per il controllo della qualità dell’acqua). Nulla vieta la fusione tra gli assets delle due aziende pubbliche, il trasferimento della gestione dell’acqua al Cadf o ad altra società pubblica e l’integrazione degli attuali laboratori. Sarebbe passo importante verso la pubblicizzazione del ciclo integrato dell’acqua nelle nostro territorio, proprio come ha fatto Ravenna.
Il tema andrebbe affrontato subito in Ato (l’assemblea dei sindaci della provincia, magari richiesta da Tagliani) prima di discutere con Hera di integrazioni della convenzione o di riorganizzazione dei laboratori. Il 31 luglio il sindaco di Ferrara ha ricevuto, dal consiglio comunale unito, un mandato pieno, chiaro e forte ad esplorare tutti gli scenari possibili ed ad assumere allo scopo le necessarie iniziative (incluso il coinvolgimento della silente presidente dell’Ato Marcella Zappaterra).
Valentino Tavolazzi
Progetto per Ferrara